È dal 1989
che il Comune di Muggia ha avviato l’iter di acquisto dell’area dei
laghetti delle Noghere, in risposta ad una disponibilità di vendita da
parte dell’Ezit. Compravendita però mai portata a termine, quasi
dimenticata negli anni. Proprio ieri l’assessore ai Lavori pubblici
Mario Vascotto
(Fi) annunciava il ritardo nell’avvio del progetto di sistemazione dei
sentieri, già finanziato dalla Regione, a causa della possibile vendita
dei terreni da parte dell’Ezit anche a privati: «Stiamo parlando con l’Ezit
per chiudere la vicenda».
Ma basta rivedere il carteggio di questi ultimi anni tra Ezit e Comune
per capire bene le tappe. Lo stesso
Vascotto ha
voluto ricostruire un po’ la storia, proprio per trovare una fine. Il
tutto partì dall’intenzione dell’Ezit di non avere più tra le sue
proprietà i laghetti. Area in effetti inutilizzabile a scopi
industriali, col tempo anche tolta dal territorio di competenza
dell’ente. Le prime mosse sono del lontano 1983 quando il Comitato
esecutivo Ezit concesse al Comune di Muggia i laghetti ad un canone
annuo di 100 mila lire. In quel periodo, anche a livello statale, si
cominciava a parlare di interessi ambientali per quell’area. Atto che
non ebbe seguito. Nel 1984 il Comune chiese almeno una concessione
ventennale dei laghetti.
Poi il nulla. Fino al 1987, quando ancora l’Ezit si rese disponibile a
vendere i laghetti a ottomila lire al metro quadrato (l’area è di 30
mila metri quadrati). Troppi soldi, per il Comune. Altro cambiamento.
Nel maggio 1987 l’Ezit propose una concessione annua a nove milioni.
Ancora un rinvio dal Comune, per mancanza di fondi. Nel dicembre 1988 l’Ezit
cambiò idea, e propose la vendita dei terreni: duemila lire al metro
quadrato, cifra rateizzabile in dieci anni. Il Comune nel maggio 1989
deliberò l’acquisto. Il mese dopo il Comune ottenne dall’Ezit
l’immediata disponibilità delle aree, per poter intervenire subito,
predisponendo intanto il piano di frazionamento necessario alla
compravendita. Da lì, il vuoto. Sulla tutela di quell’area intanto si
mossero ambientalisti e politici, persino un Francesco Rutelli d’annata,
assieme ad altri colleghi, chiese in una interrogazione parlamentare
quali fossero le idee del ministero dell’Ambiente per tutelare i
laghetti.
Nel 1995 il Comune chiese all’Ezit il quadro della situazione passata,
ottenendo in risposta le stesse sue delibere giuntali. Ma non fu l’unica
volta. Nel frattempo la Regione cominciò a valutare le caratteristiche
ambientali dei laghetti, emanando la legge 42 del 1996 sui parchi ed
inserendo nel 2001 i laghetti tra i biotopi regionali, obbligando il
Comune ad acquistarlo per valorizzarlo. Nel 1999 una strana mossa dal
Comune: il 3 maggio pagò in un’unica soluzione sette mensilità di
concessione da 100 mila lire l’una, relative agli anni dal 1993 al 1999.
Insomma, pagò, ma solo dal ’93, canoni stabiliti nel 1983 ma superati
dal contratto di compravendita.
Passarono altri anni, e nel settembre 2003 l’Ezit autorizzò l’intervento
per la sistemazione dell’area (quello finanziato dalla Regione). Pur
senza aver mai perfezionato la compravendita. Ne sono seguite varie
riunioni. Soprattutto dopo il settembre 2004, quando all’Ezit si fece
avanti un privato intenzionato a rilevare tutta l’area, per farne, in
parte, un vivaio ittico. Un’ultima riunione nell’aprile scorso. L’Ezit
ritiene ancora valido il contratto dell’89, allo stesso prezzo (ora
quasi 30 mila euro). Ma che intenzioni ha il Comune? Così l’assessore
Vascotto:
«Contiamo di definire la questione quanto prima, e reperire i 30 mila
euro richiesti».
Ma pare ci sia in Giunta chi spinge per una cessione a titolo gratuito.
Rimane ancora fuori dall’intervento l’area di proprietà della «Gas
compressi», a cui è interessato un operatore ittico (lo stesso che ha
chiesto di acquistare tutta l’area). «Valuteremo un accordo col privato
– dice
Vascotto
-. Anche per questo abbiamo chiesto nuovi fondi alla Regione».
Sergio Rebelli |